L'industria del videogioco in Italia

L’industria del videogioco in Italia intravede la luce?

L’industria del videogioco in Italia ha, almeno per il momento, un valore economico molto basso: il volume di affari del settore, nel nostro Paese, è – infatti – di appena 40 milioni di euro. Cifre davvero ridotte, è vero, ma che comunque lasciano ben sperare, soprattutto se si tiene conto del fatto che appena due anni fa lo stesso giro di affari era pari a circa 20 milioni, praticamente la metà. Insomma, si può parlare di una crescita consistente, anche se solo un game designer su venti ha un guadagno che supera il milione di euro. Il Censimento dei Game Developer italiani è stato diffuso pochi giorni fa direttamente da Aesvi, che – come noto – è l’associazione che rappresenta gli sviluppatori e gli editori di videogiochi nel nostro Paese.

Dal censimento relativo all’industria del videogioco in Italia si scopre che il 44% circa delle aziende del settore non è in grado di superare un fatturato annuo di 10mila euro, mentre appena il 25% delle imprese può contare su più di cinque collaboratori. Si può parlare, pertanto, di un universo composto da micro-imprese, che per la maggior parte si autofinanziano e che solo da poco tempo si stanno guardando attorno, magari in cerca di potenziali nuovi business, tra i quali si nascondono le applicazioni interattive per settori come la comunicazione, la pubblicità e il marketing, con finalità non ludiche.

L’industria del videogioco in Italia e i margini di crescita

L'industria del videogioco in Italia Si può capire, dunque, che il giro di affari che viene complessivamente sviluppato dalla produzione di videogiochi nel Belpaese è ancora limitato, anche se l’incremento degli ultimi due anni, sia dal punto di vista del numero di addetti che dal punto di vista del fatturato, offre molte speranze.

Ecco perché si può dire che, almeno per il momento, in Italia usiamo i videogiochi ma non li produciamo; per ciò che riguarda le vendite, infatti, si parla di un giro di affari che solo per poco non tocca il miliardo di euro. L’orizzonte non è cupo, però, soprattutto perché i videogame, per la prima volta nella storia italiana, sono stati compresi nell’ambito di una politica pubblica a sostegno dell’industria creativa e culturale: insomma, per le startup videoludiche del futuro non si preannunciano scenari negativi, dopo il varo della riforma del cinema dello scorso anno che ha apportato benefici concreti anche ai distributori e ai produttori dei videogiochi, i quali potranno contare su diverse misure di sostegno economico.

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Info su Pietro De Amicis

Sono da sempre appassionato a tutto ciò che riguarda la tecnologia, il mondo Nerd ed ovviamente i Videogiochi. Dopo anni dedicati al mondo dello streaming online, ho deciso di condividere questa mia passione con quante più persone possibili, per questo collaboro con diverse testate dedicate al gaming sulle diverse piattaforme. Buon Videogioco :)

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